TdP: Ruolo cardine nella prevenzione del fumo anche in Università - Tecnico della Prevenzione

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TdP: Ruolo cardine nella prevenzione del fumo anche in Università

Il fumo di sigaretta è considerato uno dei più importanti fattori di rischio prevenibili per lo sviluppo di malattie croniche ed è associato a diversi effetti avversi per la salute come asma, infezioni del tratto respiratorio, infarto, BPCO, ecc.
Il consumo di tabacco rappresenta, quindi, uno dei più grandi problemi di sanità pubblica a livello mondiale.
Anche se è in diminuzione la percentuale di popolazione che fuma sigarette tradizionali rispetto al passato, è in aumento negli ultimi anni il consumo di sigarette elettroniche (e-cig) e prodotti a base di tabacco riscaldato (HNB).
Alcune indagini mostrano che in Italia la percentuale di operatori sanitari fumatori è maggiore di quella della popolazione generale; ma non solo, l’abitudine al fumo è diffusa anche tra gli studenti universitari (inclusi studenti di Medicina e Professioni Sanitarie). A dimostrarlo sono gli studi di letteratura condotti in ambito universitario italiano a partire dagli anni 1988 fino al 2020, in cui si assiste anche a percentuali superiori rispetto alla prevalenza media dei fumatori riscontrata nell’anno 2019 nella popolazione italiana e nella fascia di età 15-24 anni pari al 20%.
Le istituzioni scolastiche rivestono un ruolo fondamentale nelle politiche di prevenzione; infatti, a seguito delle varie leggi che si sono susseguite (fino all’attuale D.Lgs. del 12 gennaio 2016 n. 6) per la tutela dei non fumatori dal fumo passivo, molte Università adottano il Regolamento per l’applicazione del divieto di fumo di sigarette ed e-cig, oltre che all’interno, anche nelle pertinenze esterne dei propri Atenei.
L’estensione del divieto deriva dall’intenzione di garantire una più ampia tutela della salute di fumatori e non, rispondendo alle istanze del personale universitario e degli studenti, secondo i principi e le finalità che caratterizzano la normativa in vigore.
Molti studenti, però, potrebbero non essere a conoscenza che il proprio Ateneo abbia emanato il Regolamento per l’applicazione del divieto di fumo nell’Ateneo, oppure, anche se ne sono a conoscenza, potrebbero non rispettarlo. Pertanto, numerose potrebbero essere le proposte di intervento che si possono avanzare per fornire un’adeguata prevenzione dai danni provocati dal fumo di sigaretta o di nuovi prodotti, non solo per tutelare la salute degli studenti, ma anche dei dipendenti universitari e il decoro di tutte le pertinenze universitarie.
In gioco entra il ruolo cardine del Tecnico della Prevenzione che con la sua formazione in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (in questo caso Università intesa come luogo di lavoro, in cui lo studente passa la maggior parte del suo tempo) potrebbe avviare campagne informative mirate oppure specifici eventi formativi nelle diverse facoltà sulle tematiche del fumo di sigaretta e nuovi prodotti, per sensibilizzare e rendere consapevoli gli studenti della pericolosità del fumo attivo per la propria salute ma anche del fumo passivo per le persone che sono loro accanto.
Il Tecnico della Prevenzione potrebbe anche proporre agli studenti fumatori di sottoporsi alla rilevazione dei marker biologici di fumo (es. nicotina e cotinina nella saliva) o alla misurazione istantanea, tramite apposita strumentazione, del livello di monossido di carbonio nell’aria esalata. Queste misure biologiche e un’opportuna attività di counselling, possono aiutare il fumatore ad acquisire maggiore consapevolezza della propria abitudine e quindi favorire l’accesso a programmi di disassuefazione. Queste misure di prevenzione potrebbero prevenire e contrastare l’abitudine al fumo in Università.

Dott.ssa Francesca Vecera

Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro

Asl Roma 1 – Servizio Igiene e Sanità Pubblica

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